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176 l'istoria del concilio tridentino


Che essi soli non possono portar tanto peso; che li pregavano aspettar Morone e Navager, che presto arriveranno. Alla qual risposta si acquietarono, perché anco li ambasciatori imperiali fecero instanzia che si andasse lentamente, aspettando la negoziazione delli ambasciatori cesarei in Roma, congionti con Luigi d’Avila, li quali tutti insieme avevano fatto instanzia al pontefice perché in concilio, e non a Roma, si facesse una universal riforma di tutta la Chiesa nel capo e nelle membra, e per la revocazione del decreto che li soli legati potessero proponer in concilio, come contrario alla libertá delli ambasciatori e delli prelati di poter ricercar quello che giudicassero utile, questi per le sue chiese e quelli per li suoi stati. La qual instanzia l’imperatore giudicò meglio che fosse prima fatta al papa e poi in concilio.

Non però questi principi erano in tutto concordi. Imperocché, se ben don Luigi a parte fece le medesime dimande, nondimeno appresso di ciò ricercò il pontefice che persuadesse l’imperator a rimoversi dalla dimanda del calice e matrimonio de’ preti, dicendo che il re aveva dato commissione al suo ambasciatore che anderebbe a Trento di far ufficio che non se ne parlasse, e che li prelati spagnoli si vi opponessero. Esortò il pontefice a procurar di acquistar gli eretici con dolcezza, non mandando nonci, ma usando il mezzo dell’imperatore e d’altri principi d’autoritá; e ad accettare le dimande de’ francesi, e lasciar libero il concilio, sí che tutti possino proporre; e che nel risolvere non si facciano pratiche. La risposta del pontefice agli ambasciatori fu che il decreto del proponentibus legatis sarebbe interpretato in maniera che ognuno potrá proponer quello che vorrá, e che egli alli legati ultimamente partiti aveva lasciato libertá di risolvere tutte le cose che occorressero in concilio senza scriverli cosa alcuna. Che la riforma era desiderata da lui, e n’aveva spesso fatto instanzia, e se il mondo la volesse da Roma, giá sarebbe fatta, e anco eseguita; ma poiché la volevano da Trento, se non si effettuava, la causa non si doveva ascriver ad altri se non alle difficoltá che si ritrovavano tra li padri. Che egli desiderava