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libro settimo - capitolo xii


Essendo gionti in Trento li procuratori delli prelati francesi rimasti nel regno, ricercarono li ambasciatori che fossero ammessi in congregazione; e avendo il Cardinal Simonetta ricusato, Lansac replicò che ciò aveva dimandato per reverenzia, non perché volesse riconoscer li legati per giudici; ma esser risoluto che la difficoltá fosse proposta in concilio.

Questa occasione fece mutar la risoluzione delli tre legati di aspettar Morone, e ordinarono una congregazione alli 14 maggio per trattare sopra gli abusi dell’ordine. Dove il Cardinal di Lorena, nel voto suo sopra il primo capo dell’elezione dei vescovi (che fu poi levato via per le occasioni che si diranno) si estese a parlar delli abusi che intervenivano in quella materia; e per poter liberamente inveir contra li disordeni di Roma, incominciò dalla Francia e non la perdonò al re. Dannò liberamente il concordato; disse che tra papa Leone e il re Francesco si divisero la distribuzione dei benefici del regno, la qual doveva esser delli capitoli: e poco mancò che non dicesse: «come li cacciatori dividono la preda». Dannò che li re e principi avessero nominazione delle prelature, che li cardinali avessero vescovati. Riprese ancora l’accordo fatto dal re ultimamente con li ugonotti. E poi uscito di parlar di Francia, disse che la corte romana era il fonte donde derivava l’acqua d’ogni abuso; che nessun cardinale era senza vescovato, anzi senza piú vescovati: e nondimeno quei carichi esser incompatibili. Che le invenzioni delle commende, delle unioni a vita e administrazioni, medianti quali contra ogni legge erano dati piú benefici ad una persona sola in fatti, con apparenza che ne avesse uno, era un ridersi della Maestá divina. Allegò spesse volte quel luoco di san Paulo, dove dice: «Guardatevi dagli errori, perché Dio non si può burlare, né l’uomo raccoglierá altro se non quello che averá seminato». Si estese contra le despense, come quelle che levavano il vigore a tutte le leggi: e parlò con tanta eloquenzia e sopra tanti abusi, che occupò tutta la congregazione. Non fu ben interpretato il parlare del cardinale dalli pontifici; anzi Simonetta praticò apertamente diversi prelati, acciò che