Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. III, 1935 – BEIC 1917972.djvu/211

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libro settimo - capitolo xii


articolo proposto per quella causa maggior numero se gli oppone, che lo favorisca, ché ciascuno pensa a sé solamente e non attende li rispetti altrui. Ma il papa, dove ognuno fa capo, ognuno lo vorrebbe ministro delli disegni propri, senza pensare se alcun altro sia per restar offeso: al quale però non è né onesto né utile favorir uno con disservizio dell’altro. Che ognuno vuole la gloria di procurar riforma, e pur persevera negli abusi, con carico del solo papa. Discorse anco il cardinale che, dove si tratta di riformar il papa, non voleva dire qual fosse l’animo di Sua Santitá; ma in quello che a lui né tocca né può toccare, con che ragione si può alcuno persuadere che egli non condescendesse, quando non conoscesse quello che ad altri non è noto, perché solo a lui sono riferiti li rispetti di tutti? Espose ancora di piú, per esperienza esser stato veduto, nello spazio di quindici mesi dopo l’apertura del concilio, che sono moltiplicate le pretensioni e aumentati li dispiaceri, e camminano tuttavia al colmo; che quando continui longamente, per necessitá seguirá qualche notabile scandalo: li considerò la gelosia che occupava li prencipi di Germania e li ugonotti di Francia, e concluse che, vedendosi chiaro il concilio non poter far frutto, era ispediente finirlo al meglior modo possibile.

Dicevasi che quei prencipi restarono persuasi di non poter ottener per mezzo del concilio cosa buona, e che conobbero esser meglio seppellirlo con onore, e che diedero al cardinale parola di passar per l’avvenire con connivenza e non ricever male se il concilio sará terminato. Chi attenderá il fine che ebbe il concilio, senza che quei principi avessero sodisfazione alcuna delle loro dimande, facilmente inclinerá l’animo a creder che la fama portasse il vero; ma, osservando che anco dopo questa legazione non sono cessate le instanze delli ministri imperiali, stimerá il rumore vano. Ma camminando per via che scansi ambidue le assurditá, si può credere che in questo tempo deponessero quei prencipi la speranza, e deliberassero di non repugnar al fine, non giudicando però onore il far una subita ritirata, ma piú tosto per gradi andar rimettendo le