Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. III, 1935 – BEIC 1917972.djvu/221

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libro ottavo - capitolo i


sí che non uscisse qualche parola che dimostrasse l’affetto e l’animo parato al risentimento. In particolare erano notati Marcantonio Colonna, arcivescovo di Taranto, e Alessandro Sforza, vescovo di Parma (quali, per la potenzia grande delle fameglie loro nella corte, erano piú degli altri inanzi), che avessero detto di voler intendersi con Lorena; il che dal Cardinal Simonetta creduto, fu anco avvisato a Roma; dalla qual cosa ambidoi si tennero offesi, e parlavano con gran risentimento. Li disgusti continuarono qualche giorni; ma poiché non fu fatta promozione de cardinali, e che a questi vescovi fu data satisfazione, finalmente le cose s’accomodarono.

Ma dopo questo tempo il Cardinal di Lorena incominciò a rallentar il rigore. Perché in Francia essendo resi chiari, per l’osservazione delle cose sin allora successe, che da Trento non era possibile ottener cosa che fosse di servizio di quel regno, e veduto anco che le cose della pace si andavano eseguendo con gran facilitá, onde si poteva sperare di restituir l’obedienzia al re intieramente, senza aver altri pensieri alle cose della religione; e forse avuta comunicazione dall’imperatore del trattato con Morone, gionti anco gli uffici che il papa fece con la regina per mezzo del suo noncio, pensarono di non travagliar piú nelle cose del concilio con tanto affetto, ma piú tosto acquistar l’animo del pontefice; e se da Trento fosse venuto cosa utile, receverla, solamente attendendo ad operare che non succedesse cosa di pregiudicio. E scrisse perciò la regina a Roma, offerendosi al pontefice di cooperare per finir presto il concilio, di metter freno a Lorena e alli prelati francesi che non impugnino l’autoritá del papa, e di far partire d’Avignone e dal contato tutte le genti ugonotte. Scrisse medesimamente al cardinale di Lorena, avvisando che le cose della pace in Francia s’incamminavano molto bene, e a perfezionarle altro mezzo non mancava che la presenzia sua in Francia; dove potendo far maggior bene che in Trento, nel qual luoco aveva esperimentato di non poter far buon profitto, dovesse procurar di spedirsi per ritornarvi quanto prima, cercar di dar ogni satisfazione al pontefice e renderselo benevolo,