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266 l'istoria del concilio tridentino


poteva con piú decoro tralasciar la definizione assoluta. Nel decreto dell’ordinazione de’ preti fu giudicato molto conveniente l’averci prescritto quella condizione che fossero atti ad insegnar il populo; ma ciò non pareva molto coerente con quell’altra dottrina e uso, che al sacerdozio non sia essenziale l’aver cura d’anime; onde li preti che si ordinano con pensiero di non riceverla mai, non è necessario che siano atti ad insegnar il populo. E l’assegnar per condizione necessaria negli ordini minori il saper la lingua latina, dicevano alcuni che era un dechiararsi di non esser concilio generale di tutte le nazioni cristiane; né questo decreto poter esser universale, e obbligar le nazioni di Africa e Asia e di gran parte d’Europa, dove la lingua latina non ha mai avuto luoco.

In Germanica fu assai notato il sesto anatematismo, che fa un articolo di fede della «ierarchia», voce e significazione aliena, per non dir contraria, alle Scritture divine e all’uso dell’antica Chiesa, e voce inventata da uno, se ben di qualche antichitá, che però non si sa bene chi e quando fosse, che del rimanente è scrittor iperbolico, non imitato nell’uso di quel vocabolo (né degli altri di sua invenzione) da alcuno dell’antichitá; e che seguendo lo stile di parlare e di operare di Cristo nostro Signore e delli santi apostoli, e dell’antica Chiesa, conveniva statuire non una «gerarchia» ma una «gerodiaconia», o «gerodulia». E Pietro Paulo Vergerio nella Valtellina faceva soggetto delle sue prediche queste e altre obiezioni contra la dottrina del concilio, narrando anco le contenzioni che erano tra li vescovi, e detraendo a tutto quello che poteva, non solo con parole, ma ancora con lettere alli altri ministri protestanti ed evangelici; le quali erano anco lette alli populi nelle loro chiese. E quantonque il vescovo di Como, per ordine del pontefice e del Cardinal Morone, facesse ogni opera, eziandio con qualche modi assai straordinari, per farlo partir da quella regione, non potè mai ottenerlo.

Ma intorno al decreto della residenza, della qual materia ognuno ragionava e aspettava qualche bella risoluzione, poiché giá tanto se n’era parlato e tanto scritto (parendo in quei tempi