Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. III, 1935 – BEIC 1917972.djvu/273

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libro ottavo - capitolo iv


che nessuna cosa fosse piú in voce di tutti), [notavasi che] in fine si fosse per decisione di controversia prononciato quello che a tutti era chiaro, cioè esser peccato non reseder senza causa legittima, quasi che non sia per legge naturale chiaro ed evidente a tutti, peccar ognuno che si assenta dal suo carico, sia di che genere si voglia, senza legittima causa.

Il successo di questa sessione levò la buona intelligenzia che sino allora era stata tra il Cardinal di Lorena e li spagnoli, li quali si dolevano d’esser stati abbandonati nella materia dell’instituzione de’ vescovi e della residenzia, nelle quali egli aveva innumerabili volte attestato che sentiva con loro, e promesso d’operare efficacemente per far decretare quell’opinione, senza rimettersi per causa alcuna. Aggiungevano di esser senza speranza di vederlo constante in altre cose promesse da lui, e che era stato guadagnato dal pontefice con la promessa della legazione di Francia; e altre cose di poco suo onore. Ed egli dall’altro canto si giustificava, dicendo quell’oblazione esserli stata fatta per metterlo in diffidenzia con gli amici suoi, alla qual egli aveva risposto di non voler dar orecchie, se prima non era fatta la riforma in concilio. Ma, con tutto questo, non era creduto che egli dovesse perseverar nel medesimo parere meno in questa parte.

Ma li legati, desiderosi di venir presto al fine del concilio, non cosí tosto finita la sessione, proposero di facilitar il rimanente, che quanto alla materia della fede era le indulgenzie, l’invocazione de’ santi e il purgatorio. E a questo effetto elessero dieci teologi, doi generali de frati e doi per ciascun principe, cioè del papa, Francia (che pochi piú rimanevano), Spagna e Portogallo, dandoli carico di considerare in che modo si potesse brevemente confutar l’opinione de’ protestanti in tal materia; e che resoluti essi, si proponessero in congregazione generale li pareri loro, sopra quali si formassero li canoni nel medesimo tempo che si tratterebbe del matrimonio, per venir presto a capo delle materie, senza udir le dispute delli teologi, come s’era fatto per il tempo inanzi.

In materia della riforma trattarono col Cardinal di Lorena,