Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. III, 1935 – BEIC 1917972.djvu/331

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libro ottavo - capitolo viii


è ben felice avendo un sí degno pastore, il qual rimandava lui a Trento cosí ben instrutto di tutte le sue sante intenzioni per metter fine e conclusione al concilio, in modo che si poteva sperare un felice successo. E perché nel fine del concilio li decreti doveranno esser sottoscritti dalli padri e dalli ambasciatori che hanno prestato l’assistenzia per nome dei suoi principi, pregava Sua Maestá a far ritornar gli ambasciatori, acciò fossero presenti e complissero a quello che era il complemento di tutti li favori fatti e protezione tenuta di quel concilio dalla Maestá sua, dal fratello, dal padre e dall’avo.

Ebbe il Cardinal a defendersi non solo col pontefice, ma anco col collegio de’ cardinali in consistoro, li quali dicevano che li principi volevano la libertá del concilio, non però in cosa alcuna, benché minima e giustissima, qual a loro toccasse, ma solo a destruzione degli ecclesiastici. Il pontefice ordinò che fosse pensato meglio quello che si dovesse scriver a Trento in materia di quella riforma, dicendo che non lo faceva per metter mano nelle cose del concilio, perché voleva lasciar far alli padri, ma solo ad instruzione delli legati per via di conseglio. Ma fra tanto rispose alli legati che se li francesi volevano partire, partissero, ma che essi non gliene dassero occasione, e attendessero sollecitamente a far la sessione al tempo deliberato, nel quale Lorena sarebbe stato di ritorno; e a finir il concilio con un’altra sessione, facendola in termine di due o tre settimane, tenendo però secreto quest’ordine e non comunicandolo se non a Lorena; e se dalli cesarei li fosse parlato, respondessero che, gionto quel cardinale, averebbono risoluto che fare. E li fece animo, avvisandoli che aveva condotto la Germania e la Francia al suo disegno; e non vi restava se non Spagna, il qual aveva risposto non esser bene finirlo, poiché restavano molte cose, e le piú principali, a trattare; con tutto ciò aveva anco speranza di ridurlo e mettervi fine con sodisfazione comune. E veramente di Francia e Germania era sicuro, imperocché, oltra la trattazione avuta sopra questo con Lorena che rassicurava abbondantemente di Francia, in questi medesimi