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406 l'istoria del concilio tridentino


Pietro Auberto: non piú l’insegna suddetta, ma quella d’una bibbia aperta, cui sovrasta lo Spirito santo in torma di colomba. Si ha pure un’edizione del 1656, con l’indicazione terza edizione; ma è una pura e semplice ristampa.

III. Historia | del | Concilio Tridentino | di Pietro Soave | Polano | Quarta edizione riveduta e corretta dall’Autore. | A Geneve pour Jacques Chonet MDCLX. — Non presenta che differenze d’impaginatura dalla precedente, sicché, in certo senso, si può considerare una ristampa.

IV. Istoria del Concilio Tridentino, da Fra-Paolo Sarpi, dell’ordine dei Servi, con note critiche istoriche e teologiche di Pietro Francesco Le Courayer dottore in teologia dell’Universitá d’Oxforte, e canonico regolare ed antico Bibliotecario dell’Abadia di S. Genovefa in Pariggi. In Londra alle spese dei fratelli de Tournes, MDCCLIVII (Due volumi, con ritratto dell’autore).

V. Nell’edizione delle Opere, Helmstat, per Iacopo Mullero (ma Verona, per Iacopo Moroni) 1761-6S, i due primi volumi contengono l’Istoria .

VI. Nella ristampa delle Opere fatta dall’abate Giovanni Selvaggi (Napoli, 1789-90), i primi 6 volumi contengono l’Istoria, due altri le note del Courayeur.

VII. Istoria del Concilio Tridentino di Frá Paolo Sarpi dell’Ordine dei Servi. Con note. Voll. 7. Mendrisio, per Angelo Borella e comp.i. A spese degli editori, 1835-1836.

VIII. Istoria del Concilio Tridentino di Frá Paolo Sarpi, ridotta alla primitiva lezione, con la vita scritta da Frá Fulgenzio Micanzio. Firenze, Barbèra, Bianchi e comp.i, 1858, 4 voll.

IX. Istoria del Concilio Tridentino di Fra’ Paolo Sarpi, Prato, Giachetti, 1870, 2 voll. (Fedele ristampa dell’ediz. VII).

Sono dunque, nel corso di tre secoli, nove edizioni: numero non scarso, ove si considerino il carattere e la mole dell’opera, nonché le difficoltá frapposte alla sua diffusione. Conviene però subito avvertire che soltanto l’edizione londinese (I) fu condotta sul manoscritto o, con maggior probabilitá, su copia di esso. L’edizione ginevrina (II), per quanto rechi sul frontespizio l’attraente dizione: riveduta e corretta dall’autore, è senza dubbio una derivazione della precedente. Nelle correzioni l’autore non dovette entrarci per nulla, anzitutto per ragioni cronologiche (l’edizione è del 1629, mentre il Sarpi morí nei primi giorni del 1623), poi anche, e piú, pel fatto che in essa continuano a farvi mostra i molti sva-