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416 l'istoria del concilio tridentino


dere che il Griselini, quando parlava di aggiunte e interpolazioni del De Dominis, abbia scambiate per tali le numerose correzioni ed aggiunte interlineari e marginali che, come s’è accennato, risalgono tutte all’autore, sono anzi in parte autografe. Per il contenuto, quindi, si può ammettere che la stampa ed il manoscritto non presentino sostanziali differenze, e cadono perciò i timori (o le speranze) che questo potesse serbare qualche sorpresa. Ma da questo ad affermare l ’identitá fra le stampe ed il manoscritto troppo ci corre! V’è in primo luogo tutta una congerie di errori materiali, dovuti parte all’imperizia che della nostra lingua dovevano avere gli stampatori, parte alla negligenza del De Dominis, al quale pure risale la responsabilitá di non poche correzioni che, introdotte per chiarire il testo, ne deturpano il senso; se pure non si preferisca incolparne, in tutto o in parte, chi trasse copia del manoscritto. Sostituzione di voci, caduta di parole o d’intere frasi nella composizione, spostamenti a capriccio, come numerarli? Si può dire che ogni pagina ne abbia, e si può quindi comprendere come l’Istoria ne sia uscita malconcia.

Ma il brutto servizio reso al Sarpi non si limita a questo. Ho giá ricordato che il manoscritto è opera di fra’ Marco Fanzano: senza dubbio egli ora copia da altro scritto, ora scrive sotto dettatura, ché certi errori, certe sviste sono assai piú comprensibili in chi scrive un dettato, che in chi copia (ad esempio la caduta di lettere che nella pronunzia si fondono: andava numerando per andavan numerando’). Anche le aggiunte di mano del Fanzano ci lasciano assai spesso l’impressione che si tratti di parti dimenticate o direttamente dal trascrittore o da chi detta riordinando la materia: ed alla medesima causa penso risalgano i tagli, le trasposizioni, le aggiunte di fogli, le parti di fogli o i fogli lasciati in bianco. Ma il manoscritto, come s’è giá detto, fu poi sottoposto dall’autore ad una completa revisione, e di sua mano sono parecchie aggiunte e le numerosissime correzioni. Le aggiunte tendono spesso a meglio coordinare le parti della narrazione, talvolta dilucidano un particolare, oppure recano qualche notizia storica, qualche elemento nuovo; ma piú spesso sono giudizi rapidi, sug-

    parlare di pretensioni. Ed alcune righe dopo è aggiunto quest’inciso, che nel ms. manca: «... da mandare. Ma li piú intelligenti giudicarono che quest’officio fosse stato mendicato ed estorto; perché bene lo poteva ella fare da prencipe, avendo sempre avuto appresso di sé non pochi cattolici.»