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l'istoria del concilio tridentino |
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in contrario. La sostanza fu: esser gran differenzia, anzi contrarietá tra la Chiesa di Cristo e le comunitá civili, imperocché queste prima hanno l’essere, e poi si formano il suo governo; e perciò sono libere, e in loro è originalmente e fontalmente ogni giurisdizione, la qual comunicano alli magistrati
senza privarsene. Ma la Chiesa non si fece se stessa, né si
formò il suo governo; anzi Cristo prencipe e monarca prima
statuí le leggi come dovesse esser retta, poi la congregò e,
come la divina Scrittura dice, l’edificò; onde nacque serva,
senza alcuna sorte di libertá, potestá o giurisdizione, ma in
tutto e per tutto soggetta. Per prova di questo allegò luochi
della Scrittura, dove l’adunazione della Chiesa è comparata
ad un seminato, ad una tratta di rete, ad un edificio; aggionto
quello dove si dice che Cristo è venuto al mondo per adunar
li fedeli suoi, per congregar le sue pecorelle, per instruirle e con
dottrina e con esempio. Poi soggionse: «Il primo e principal
fondamento sopra quale Cristo edificò la chiesa fu Pietro e la
successione sua, secondo le parole che a lui disse: ‘Tu sei
Pietro, e sopra questa pietra fabbricherò la mia Chiesa’; la
qual pietra se ben alcuni delli Padri hanno inteso Cristo stesso,
ed altri la fede in lui, o vero la confessione della fede, è nondimeno esposizione piú cattolica che s’intenda l’istesso Pietro,
che in ebreo o siriaco è detto ripa, cioè ’pietra’». E seguendo
il discorso disse che, mentre Cristo visse in carne mortale, governò la Chiesa con assoluto e monarchico governo; e dovendo
di questo secolo partire, lasciò l’istessa forma, constituendo
suo vicario san Pietro, e li successori, per amministrarlo come
era da lui stato esercitato, dandoli piena e total potestá e giurisdizione, e assoggettandogli la Chiesa nel modo che è soggetta a lui. Il che provò di Pietro, perché a lui solo furono
date le chiavi del regno de’ cieli, e per consequenza potestá
d’introdurre ed escludere, che è la giurisdizione; e a lui solo
fu detto: «Pasci (cioè reggi) le mie pecorelle», animale che
non ha parte né arbitrio alcuno nella propria condotta. Le qual
cose, cioè l’esser clavigero e pastore, essendo perpetui uffici,
conviene che siano conferiti in perpetua persona, cioè non nel