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48 l'istoria del concilio tridentino


in contrario. La sostanza fu: esser gran differenzia, anzi contrarietá tra la Chiesa di Cristo e le comunitá civili, imperocché queste prima hanno l’essere, e poi si formano il suo governo; e perciò sono libere, e in loro è originalmente e fontalmente ogni giurisdizione, la qual comunicano alli magistrati senza privarsene. Ma la Chiesa non si fece se stessa, né si formò il suo governo; anzi Cristo prencipe e monarca prima statuí le leggi come dovesse esser retta, poi la congregò e, come la divina Scrittura dice, l’edificò; onde nacque serva, senza alcuna sorte di libertá, potestá o giurisdizione, ma in tutto e per tutto soggetta. Per prova di questo allegò luochi della Scrittura, dove l’adunazione della Chiesa è comparata ad un seminato, ad una tratta di rete, ad un edificio; aggionto quello dove si dice che Cristo è venuto al mondo per adunar li fedeli suoi, per congregar le sue pecorelle, per instruirle e con dottrina e con esempio. Poi soggionse: «Il primo e principal fondamento sopra quale Cristo edificò la chiesa fu Pietro e la successione sua, secondo le parole che a lui disse: ‘Tu sei Pietro, e sopra questa pietra fabbricherò la mia Chiesa’; la qual pietra se ben alcuni delli Padri hanno inteso Cristo stesso, ed altri la fede in lui, o vero la confessione della fede, è nondimeno esposizione piú cattolica che s’intenda l’istesso Pietro, che in ebreo o siriaco è detto ripa, cioè ’pietra’». E seguendo il discorso disse che, mentre Cristo visse in carne mortale, governò la Chiesa con assoluto e monarchico governo; e dovendo di questo secolo partire, lasciò l’istessa forma, constituendo suo vicario san Pietro, e li successori, per amministrarlo come era da lui stato esercitato, dandoli piena e total potestá e giurisdizione, e assoggettandogli la Chiesa nel modo che è soggetta a lui. Il che provò di Pietro, perché a lui solo furono date le chiavi del regno de’ cieli, e per consequenza potestá d’introdurre ed escludere, che è la giurisdizione; e a lui solo fu detto: «Pasci (cioè reggi) le mie pecorelle», animale che non ha parte né arbitrio alcuno nella propria condotta. Le qual cose, cioè l’esser clavigero e pastore, essendo perpetui uffici, conviene che siano conferiti in perpetua persona, cioè non nel