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libro settimo - capitolo v |
fece instanzia per la celebrazione del concilio nel quale essi
allora erano congregati, sapendo che in quelli gli antichi Padri
hanno trovato li propri remedi a simili infirmitá; ed essergli
dispiaciuto che, sí come è stato il primo a procurare cosí
buon’opera, non abbia potuto inviare li suoi prelati tra li
primi; del che essendone le cause notorie, stimava di esserne
abbastanza iscusato, e maggiormente vedendo arrivato nella
loro compagnia il Cardinal di Lorena, accompagnato da altri
prelati. Che due cause principali l’hanno persuaso a mandar
il detto cardinale: la prima, la grande e frequente instanza da
lui fatta di aver licenzia per satisfar al suo debito, per il luoco
che tiene nella Chiesa; la seconda, che essendo egli del conseglio regio secreto, e dalla gioventú nodrito nelli importanti
affari di stato del regno, sa meglio d’ogn’altro le necessitá
di quello, e dove siano nate le occasioni: onde potrá ancora
farne a loro relazione conforme al carico che gli è stato dato,
e richiederne per nome regio li remedi che s’aspettano dalla
loro prudenzia e amor paterno, cosí per tranquillitá del regno
come per salute universale di tutta cristianitá. Soggionse che
li supplicava voler metter mano a questo con la solita sinceritá, acciò si venga ad una santa riforma, e che si vegga rilucer l’antico splendore della chiesa cattolica con unione di
tutto il cristianesmo in una religione: che sará opera degna
di loro, desiderata da tutto ’l mondo; che ne averanno ricompensa da Dio e lode da tutti li principi. Concluse che rimettendosi egli, quanto alli particolari, al voler e prudenzia del
cardinale, li pregava darli fede in quello che averebbe detto
da sua parte.
Dopo questo parlò il cardinale. Nel principio narrò le miserie del regno, deplorò le guerre, le demolizioni delle chiese, le occisioni de’ religiosi, la conculcazione de’ sacramenti, l’incendio delle librarie, delle immagini, delle reliquie de’ santi, la devastazione delle sepolture de’ re, principi e vescovi, l’espulsione delli veri pastori: e passando alle cose civili, narrò lo sprezzo della maestá regia, l’usurpazione delle entrate regali, la violazione delle leggi, le sedizioni eccitate