Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/122

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62 lettere di fra paolo sarpi.

cose ella era restata alquanto sospesa, parendole che fosse troppo. Rispose il buon padre, benedicendo Dio che l’avesse fatta riscontrar in confessor così pio; che tutto quello che le aveva detto era verissimo, e che stesse riposata nell’animo, e gli credesse, ch’egli la assicurava. Le lettere passarono tante, che ultimamente scrisse la donna che desiderava consiglio da lui nel testamento, quale disegnava fare: esponendogli che aveva duecentomila scudi di dote, ed alcuni nepoti con molti figli: che desiderava bene lasciar loro qualche parte; però, che voleva ancora aver riguardo all’anima sua, e lasciare a qualche luoghi pii: che avrebbe lasciato volentieri a loro; ma perchè, per essere banditi, non si poteva fare, voleva proseguire il suo consiglio nella elezione de’ luoghi a’ quali lascerà. Il buon padre ha risposto e mandato una formola di testamento, nella quale si distende la sua volontà; e quanto ai legati pii, la formola dice: «Lascio a madonna N. scudi quattromila, ch’ella ne faccia quello che le ho detto essere la mia volontà,» nominando nella lettera il nome della persona, e dicendo quella intendersi con esso loro di quello che dovrà fare.

Ora mo, che vogliam dire da questo successo? Non dobbiamo cavare certa conclusione, che tuttavia, sebbene esuli, pescano nelle nostre acque, e seminano ne’ nostri campi quella dottrina che per noi non può essere più perniziosa? Credo che cotesti signori rideranno intendendo questa istoria, ed io, che ho attediato V. E. pur troppo con tante dicerie, faccio fine.

Di Venezia, il 27 maggio 1608.