Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/12

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iv fra paolo sarpi.

tenza del Machiavello; e dopo aver combattuto per la supremazia del papa e la sua giurisdizione su i popoli e su gli Stati, sonosi messi a cercare l’accordo dell’imperio civile e dell’ecclesiastico, vendendo a quello i servigi, la paura e l’ignominia di questo, a danno de’ popoli e delle loro libertà; e sì vile si è fatta la merce, che si è compera senza moneta, e gli augurii e gli auspici più de’ vescovi e dei preti tenevano lor dignità. Ma ne’ dissidii politici e ne’ religiosi sì facilmente mutansi i significati alle parole, che l’iniquità si chiama giustizia e servaggio la libertà e male il rimedio. La turba indotta e leggiera è tratta in inganno, di che i sofisti sono stati sempre maestri solenni; e l’inganno persevera per l’inerzia dell’errore e il vigile interesse degli ingannatori e la confusione delle idee. E per fermo, a cui non riuscirà nuovo il dire che Fra Paolo fosse pieno di pietà e di rassegnazione, e vigile custode della libertà della Chiesa e della gloria d’Iddio? Pure ne abbiamo a documento le Lettere sue, che con ottimo consiglio sono state ora qui raccolte; perciocchè dalla corrispondenza epistolare degli uomini grandi, più nativi e sinceri paiano i loro concetti, e la forma familiare delle lettere, abbondante e negletta, fa scorgere più addentro nell’animo loro: lasciamo stare chi e quale personaggio e in che negozi versato fosse il Sarpi, e che lume si abbia della sua corrispondenza per gli affari di que’ tempi. Volendo parlare di lui, abbiamo con diligenza esaminate queste sue Lettere, e per ora diciamo quanto all’accusa di eresia,