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lettere di fra paolo sarpi. 97


L’armata spagnuola, che veramente è potente, ci ha tenuto e ci tiene tuttavia sospetti. Qua, già un mese, uscì fama ch’ella fosse per andare all’Arachia,1 dove V.S. dice; e alcuni delli vascelli, per far credere questo, veleggiarono verso Ponente: ma, dall’altro canto, quelli che portano la munizione, le armi e gl’istromenti da fortificare, si sono accostati al Levante. Non ardisco affermar niente, ma ben inchino a credere che non andando all’Arachia, ma in luogo peggiore per noi, fossero per avere felice successo i loro disegni; imperocchè insieme anco credo che resteranno senza frutto.

Di Boemia e Ungaria abbiamo, che le cose non sono nella quiete che pareva. Si fanno alcerto genti a piedi e a cavallo per l’imperatore. Mattias in Ungaria non ha tutta quella facilità che si credeva. Tutti sono in sospetto. Io, tenendo per fermo che tanto moto non è disegnato senza li Gesuiti e non vedendoli ancora comparir in questa scena, non credo che siamo alla catastrofe, ma forse solo al principio della favola.

Il legato Melino è in Praga, e vuol fermarsi quivi, se bene non piace questo molto all’imperatore. Li principi di Germania fanno varie e frequenti radunazioni, nè si vede perciò effetto.

Il mondo al presente è così inchinato alla pace, che se io vedessi duoi eserciti a fronte con le picche basse e fuochi alli archibugi, pronosticherei che dovessero ritirarsi ambiduoi a casa. Abbiamo veduto occasioni di guerra tanto grandi tornate in


  1. Arais o Arache, che fu presa veramente dagli Spagnuoli nel 1610.
Sarpi. 7