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lettere di fra paolo sarpi. 253

LXXV . — Al medesimo.1


Ricevei e risposi a quella di V.S. quando mandò il discorso delle cifre, e ne la ringraziai. Quelle dei 12 marzo è necessario che siano perdute: ora ho ricevuto quelle de’ 13 maggio.

Quanto tocca al ducato di Cleves, reputo che dalli Spagnuoli non nascerà causa di turbolenze armate, essendo risoluti per ora alla pace, per quanto starà a loro. Con le arti e trattati, giudico non resteranno di metter diffidenze e dissensioni tra li pretendenti. In Italia, per quello che appare sinora, vogliono parimente quiete; e il poco gusto che passa tra il pontefice e questa Repubblica non è di tanta forza, che possi causar moto.

La Rota, innanzi Pasqua, propose la causa dell’Abbazia, agitata in apparenza tra la congregazione dei monachi Camaldolensi e la Dataría papale; ma, in realtà, senza intervento di essa congregazione, la quale, intimidita, avrebbe per gran ventura che il papa volesse placarsi ricevendo quell’Abbazia, e qualch’altra cosa appresso. Però la Rota sino al presente non ha dato fuori la decisione fatta; e siamo ancora nel principio (si può dire) della controversia. Io non posso preveder quello che sarà: certa cosa è che il papa non vorrà che si scriva in questa causa; e questa forse è la ragione perchè la decisione di Rota non si dà fuori. Io non posso prender parola, salvo che quando mi fosse comandato.

Quanto alle cospirazioni contro di me, non ne


  1. Edita: come sopra.