Pagina:Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu/126

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118 lettere di fra paolo sarpi.

oltre la propria dello Stato, che può esser 1500. Hanno 600 cavalli borgognoni. Questa gente non è pagata, ma le città e terre dànno una lira di questa moneta per fante che alloggia in loro al giorno, e due per cavallo; con promessa che queste spese gli saranno rifatte nelle contribuzioni anniversarie che debbono.

Dopo la morte del conte di Fuentes,1 non è restato capitano atto a condur questa gente; anzi, tra il castellano e gli Spagnuoli del consiglio è nata differenza chi dovesse governare nell’interregno, e hanno fatto proclami l’uno contra l’altro, con poca riputazione del re: siccome è stato anco con poca riputazione, che li duoi vice re, nuovo e vecchio, di Napoli,2 nel complire, non si siano intesi delli titoli, e perciò il fratello dell’uno col figlio dell’altro, sfoderate le armi, si siano abbattuti.

Non è venuto ancora a Milano nuovo governatore; ma passa fama che sia destinato il contestabile di Castiglia, il quale (dico per parentesi) mi piace, per esser nemico de’ preti.

Il duca di Savoia ha circa 18 mila persone in arme a spese de’ popoli, mal pagate. Ha deliberato di


  1. La morte di Fuentes, avvenuta in quel torno, salvò per allora l’Italia dalla guerra, ma aperse pur l’adito alle macchinazioni, alle congiure, ai proditorii artifizi di ogni genere, che senza posa si adoperavano contro gli Stati meno servi di essa; cioè Venezia e il Piemonte. Tutti sanno i pericoli a cui la prima andò incontro nel 1619.
  2. Il conte di Lemos e il conte di Benavente, del quale era figlio don Giovanni de Zunica. Su questo fatto “Degno di riso e di compassïone,„ che terminò con una lieve ferita del Zunica, il quale era stato il provocatore, ci ricorda di aver letta a stampa una lettera scritta da uno degli agenti del granduca di Toscana.