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lettere di fra paolo sarpi. 191


Mi pesa forte la partenza di Francia del signor Foscarini, pel cui mezzo ha luogo questo nostro scambio di lettere; cui bisognerà per poco interrompere fino a che mi sia aperta altra via sicura, come spero tra breve. Frattanto mi auguro di viver continno nella sua ricordanza.

Le sarà ormai giunta alle orecchie la pace fra il re spagnolo e il duca di Savoia: ora ambedue le parti attendono a congedar le milizie, quando non faccia ostacolo l’affare di Cleves. In ogni luogo si crede che sarà pace fra i Cristiani tutti; e bisogna crederci finchè i re sono pupilli: il che non accade soltanto in Francia. Ma la differenza sta qui: che il vostro verrà all’adolescenza, mentre gli altri si manterranno perpetuamente fanciulli.

Gli Spagnuoli ottennero a prezzo la fortezza e il porto celebre in Affrica situato fuori delle Colonne, e non so se per assenso di tutti quelli che possono contrastare: laonde giudico che di qui sia per venire qualche subbuglio. Almeno occorreranno agli Spagnoli assai spese per difendere e conservare quel luogo, e pur con la temenza di esser costretti a sloggiarne.

Non può aver termine questa lettera senza che io le parli de’ Gesuiti. I quali s’arrabattano per ogni maniera, acciocchè l’Anti-Cotton non si venda in questa città, e venga proibito insieme con altri opuscoli scritti costì contro la loro setta, e che recati in italiano vennero qua introdotti in gran copia. Muovono cielo e terra in Roma per venire a capo di ciò, e i ministri pontificii qui li secondano con tutti gli sforzi. Se riusciranno non so, massime perchè molti sono scorati pei fatti di costà: ma poi, tanti sono gli esem-