Pagina:Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu/316

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308 lettere di fra paolo sarpi.

il sindaco a muovere appello, e rispondere agli avversari e dar le prove delle cose proposte nell’opuscolo. Questo principio mi dà fiducia che molto otterremo per venire all’acquisto della libertà della Chiesa. Ringrazio la S.V. per la promessa fattami d’inviarmi gli atti della causa d’appello, qualora si stampino.

Pare che faccia a’ cozzi la censura dei vescovi, là dove riprovando il libretto, afferma volere per intiero salve le franchigie della chiesa Gallicana, e i diritti del re. E che altro si contiene in queste parole, se non l’abbandono del principio che si vorrebbe salvato? Ma a Roma non fu divulgata nel pubblico; perciocchè più odiano quella riserva, di quel che non amino la censura; e prima che un mezzo giudizio a proprio favore, avrebbero accettato un bel niente.

Ringrazio la S.V. per avermi inviato un esemplare di quella condanna. E mi riuscì anco gratissima la narrativa delle geste e della morte di Carlo Ridocovio,1 sul quale se ha conoscenza di varie altre scritture, io pregherei a inviarmele. Fo conto ch’Ella abbia ricevuto quel che le spedii sullo scorcio di marzo in proposito de’ Gesuiti. Mi dicono che non si diportano più fra noi sediziosamente come una volta, e ne ho piacere; se pure tal moderazione non sappia di affettata, obbedendo essi sempre in ogni cosa a una comune intesa. Dai pubblici pergami d’Italia bandiscon la croce addosso a questo governo, e sebbene esuli e lontani, mettono in opera tutte le arti per nuocere a parole ed in fatti. È loro


  1. Fu qui fedelmente tradotto il testo latino: “De gestis et interitu Caroli Ridocovii.„