Pagina:Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu/452

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444 lettere di fra paolo sarpi.

proibito dai sacramenti. Risposi, che scomunicar vuol dire separar dal consorzio e commercio de’ fedeli, e che non si possono separar quelli che Dio ha congiunto; e però la scomunica non può separar la moglie dal marito, perchè Dio li ha congiunti; nè il figlio dal padre, perchè Dio ha comandato che il padre sia ubbidito; nè meno il servo dal suo signore, nè il suddito dal principe, perchè l’obbedienza di questo è da Dio comandata. Che il punto sta qui: che con le scomuniche si tratta di assolvere li sudditi dal debito della fedeltà, e che dei sacramenti non si ha pensiero alcuno; e che nessun principe, quando fosse avvertito d’essere indegno, si arrogherebbe di voler i sacramenti, purchè non si trattasse di sovvertirli lo Stato, e levarli quell’obbedienza che, essendo comandata da Dio, nessun uomo con qualsivoglia autorità può levare. Disse il signor principe, che così l’intendevano in Francia, e che però le mie scritture erano state lodate. Gli risposi che la laude non viene a me, ma alla verità, che è chiara; e quanto a quelle scritture, che io le stimo deboli, e non vorrei manco esser giudicato da quelle. Mi soggiunse che era un’altra opera intitolata Istoria del Concilio di Trento, che si diceva esser mia. Risposi, che a Roma sapevano molto bene chi era l’autore; nè volsi uscire di questa risposta. Mi dimandò se io avevo scritto altro: risposi non aver scritto nè esser mai per scrivere cosa alcuna, essendo certo che mai quel ch’è scritto è inteso dal lettore nel senso dell’autore.1


  1. Avvertimento agli autori, che molti avevano in sè certamente sentito, ma che nessuno avea forse con sì formali termini espresso.