Pagina:Satire (Orazio).djvu/36

Da Wikisource.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

38

90Voci (vergogna al mio parlar fu freno)
Già non ti dissi, che un illustre padre
Diemmi la vita, nè ch’io vo girando
Su pugliese destrier per le mie ville,
Ma quel ch’io m’era a te fei manifesto.
85Breve risposta allor, com’è tuo stile,
Mi festi. Io parto, e in capo al nono mese
Mi richiami in tua casa, e a me dai loco
Infra gli amici tuoi. Gran bene estimo
A te che sai scevrare il buon dal reo
90Esser piaciuto non per nobil sangue,
Ma per costumi e cuor candido e schietto.
Che se mia vita in tutto il resto intatta
Sol è macchiata di mezzani e scarsi
Mendi, quai sono in un bel volto i nei,
95Se nessun può con verità sgridarmi
D’avarizia e viltà, di sozze tresche,
Se onorato e sincero, e se agli amici
(Con mio vanto dirollo) accetto io vivo,
Il deggio al padre, che null’altro al mondo
100Sennon un magro poderetto avendo,
Me non volle mandar di Flavio a scuola,
Ove i gran figli de’ gran Duci, appeso
Portando al manco braccio abbaco e borsa,