Pagina:Satire (Orazio).djvu/50

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95Che di lui piena conoscenza avea.
Ci soffermiamo e dimandiam l’un l’altro:
D’onde, e dove si va? Gli afferro e prendo
A pizzicar le penzolanti braccia,
Facendo cenni e stralunando gli occhi,
100Perchè mi scampi. Egli s’infinge e ride
Furbescamente. Io mi sentia di rabbia
Le viscere abbruciar. Già mi dicesti
Che tu avevi a parlar meco in segreto.
— Me ne ricordo ben; ma lo riserbo
105A miglior tempo. Oggi ricorre appunto
Un Sabbato solenne e vorrai forse
De’ circoncisi profanar la festa?
— Oh su questo i’ non ho scrupolo alcuno.
— Io sì; patisco affè tal debolezza,
110Come un del volgo, e tu la mi perdona.
Ci parleremo un altro dì. — Che nero
Sole spuntò per me! Fugge l’iniquo;
E mi lascia a languir sotto il coltello.
Sennonchè vien per buona sorte incontro
115A quel cotale il suo avversario e grida:
Dove si va furfante? In testimonio
Poss’io pigliarti? I’ porgogli l’orecchia.
Ei se ’l tira in giudizio. Al gran fracasso