Pagina:Satire (Orazio).djvu/79

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V’ha differenza tra costoro e quello
165Che l’oro occulta, e non ne sa far uso,
Nè ardisce, qual se fosse a’ numi sacro,
Pur di toccarlo? Se talun disteso
Sempre per terra giorno e notte fesse
Guardia a un’immensa massa di frumento
170Con un lungo bastone, e quando ha fame
Egli padron non s’arrischiasse a torne
Pure un granello, e si cibasse parco
D’amare foglie; se riposti avendo
In sua cantina di Falerno antico
175E di Chio mille, anzi trecento mila
Baril, beesse un disgustoso aceto,
Se un di quasi ottant’anni in su lo strame
Dormisse, e pasto di tignuole e tarme
E coltrici e coperte entro una cassa
180Marcir lasciasse, pochi forse il nome
Darebbongli d’insano: e perchè mai?
Perchè un tal morbo ha quasi tutta infetta
L’umana stirpe. Ah tu da’ numi odiato
Vecchio, risparmi il tuo, perchè il divori
185Figlio o liberto divenuto erede?
O perchè non ti manchi il tuo bisogno?
Di quanto il giorno scemerai tuo stato,