Pagina:Satire (Orazio).djvu/87

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Ed io sono un codardo, indegno ah troppo
Di tanto ben. Su via to’ cento doppie,
E tu altrettante: a te vo’ dare il triplo,
Perchè tua moglie su la mezza notte
360Quand’io vorrolla, meco venga a veglia.
D’Esopo il figlio una solenne perla,
Che Metella si tolse dall’orecchio,
Stemperò nell’aceto, onde vantarsi
D’aver solo in un sorso trangugiate
365Più migliaja di scudi. Ei forse in questo
Più senno dimostrò, che se gittata
L’avesse in un torrente o in una fogna?
Di Quinto Arrio i figliuoli, egregia coppia,
Gemelli per goffaggine ed inerzia
370E per distorte voglie, alle lor mense
Rosignuoli imbandivano a gran prezzo.
Qual darem lor conveniente nome
Da notarsi con creta o con carbone?
Se un uom cercasse con la barba al mento
375Casucce edificar, sotto il carretto
I topi unir, giocare a pari e caffo,
Ir cavalcion sovra una lunga canna,
Ch’ei fosse rimbambito ognun direbbe.
Or se ragion ti proverà, ch’è cosa