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mente quello, che ci viene in memoria, dopo non si ha più da pensarvi.
XXVIII.
Non bisogna essere così sensitivi di volere sempre dire tutte le incomodità, che abbiamo, quando non siano d’importanza. Un piccolo male di testa, ò un piccolo male di denti, che forse ben tosto passerà, se lo volere sopportare per amor di Dio, non bisogna andarlo dicendo per farvi compatire.
XXIX.
Che male vi è, se facendo qualche operazione, che non sia mala, per condiscendere al prossimo, riesca o in un modo, o in un altro? Ma vi sarebbe bene, se non avessimo a cuore questa parola del Signore: se voi non diventate come fanciullini, non avrete parte nel Regno di mio Padre.
XXX.
L’unico rimedio alle avversioni, che naturalmente abbiamo col prossimo, è una semplice diversione, voglio dire; non pensarvi punto. Ma il male è, che noi vogliamo troppo conoscere, se abbiamo ragioni, o no d’avere avversione a qualche persona.
XXXI.
Ricordiamoci delle parole dell’Appostolo Paolo: la Carità non pensa punto di male; volendo dire, che subito, ch’ella lo vede, se ne distoglie senza pensarvi, nè fermasi a considerarlo.
XXXII.
Bisogna sottomettersi a far tutto quello, che altri vuole, purchè non sia contro la volontà di Dio.