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194 rubra cunicula

menzione di color rosso, multus rubor induit ora pare accenni al capo della figura in generale. Nullameno quand’anche si volesse riferire il multus rubor a Sirio, non per questo si avrebbe una prova del color rosso di questa stella. Infatti il poeta usa spesso le parole rubor, rubens per esprimere l’idea di luce intensa o di splendore. Egli attribuisce questa proprietà alle stelle d’Ofiuco (v. 232), a quelle di Cassiopea (v. 454), al rombo formato da quattro stelle del Delfino (v. 709). alle tre stelle della cintura d’Orione (v. 723), a tutto il Pesce Australe (v. 810). In questo ei non è solo fra i poeti latini; già Properzio aveva fatto rossa la Luna (lib. I, eleg. 10):

Et mediis cælo Luna ruberet equis;

e Virgilio aveva osato far rossa tutta la zona equatoriale del cielo (Georg. I. 234):

Quinque tenent cælum zonæ, quarum una corusco
Semper Sole rubens, et torrida semper ab igni;

dal che incoraggiato Dante (Purg. IV-64) fece rosseggiare addirittura tutto lo zodiaco:

Tu vedresti il Zodiaco rubecchio
Ancora all’Orse più stretto rotare.

E si potrebbero citare molti altri esempi consimili.

Della parola rutilus Avieno poi fa un abuso straordinario; in tutto il poema, che è di 1325 versi, questa si trova applicata almeno quaranta volte ora alla luce del giorno, ora alla notte stellata, ora ai seguì dello zodiaco: e spesso a stelle isolate, a gruppi di stelle, e ad intiere costellazioni. È manifesto che in tale stato di cose nessuno dei traduttori di Arato, e Avieno meno di tutti, può esser invocato come autorità per determinare qual fosse al loro tempo il colore di Sirio.

III. RUBRA CANICULA: ORAZIO E SENECA.

Orazio nelle Satire (lib. II. Sat. 5. verso 39) parlando dei calori estivi, ha l’espressione:

.... seu rubra canicula findit
Infantes statuas;