Pagina:Schiaparelli - Scritti sulla storia della astronomia antica, II, 1926.djvu/302

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Il dottor Maurizio Cantor, uno dei redattori del giornale matematico e fisico di Lipsia, ha fatto omaggio a questo Reale Istituto di una sua recente opera sull’agrimensura degli antichi, ed in particolare sull’agrimensura dei Romani1. Avendo avuto occasione di esaminare con qualche cura questo libro, mi è desso sembrato degno di molta attenzione: prima per l’accurata e solida erudizione che vi si contiene, quale poteva aspettarsi dall’autore di altra opera assai lodata sopra argomenti connessi colla storia delle matematiche2; poi ancora per l’importanza delle questioni che vi sono sviluppate e spesso risolute con felice criterio: da ultimo e sovratutto per l’interesse generale che si collega con alcune fra le ricerche dell’autore, delle quali i risultamenti meritano di esser conosciuti da tutti quelli, per cui lo studio dei progressi della coltura umana ha qualche attrattiva. Ho dunque creduto che potesse esser gradita all’Istituto una breve esposizione delle cose principali contenute in questo libro.

Alcuno potrà dubitare che molto interesse possa trovarsi nella storia della più semplice e della più elementare fra le applicazioni delle matematiche, qual è la misura dei terreni; e non potrà credere che molta luce sia per scaturire dallo

  1. Die Romischen Agrimensoren und ihre Stellung in der Geschichte der Feldmesskunst. Eine historisch-mathematische Untersuchung von D.r Moritz Cantor. Leipzig, Teubner, 1875, in-8; pp. 238.
  2. Alludo ai Mathematische Beiträge zum Kulturleben der Völker, von D.r Moritz Cantor. Halle, Schmidt, 1863, dove è trattata in tutta la sua ampiezza e con tutte le sue numerose ramificazioni l’origine delle cifre dette arabiche e del nostro calcolo aritmetico, e la loro diffusione in Occidente.