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durata dell’anno da lui stabilita servì come punto di partenza nelle discussioni che durante il Medio Evo si fecero per arrivare alla riforma del calendario giuliano; e gl’intervalli che egli determinò fra le epoche degli equinozi e quelle dei solstizi lo condussero ad una cognizione dell’orbita solare molto più approssimata al vero che non fosse quella dei Greci. Tolomeo e tutti gli astronomi greci avevan creduto che il perigeo solare fosse immobile rispetto agli equinozi e non partecipasse al moto di precessione. Albatenio rettificò questo errore. Le sue determinazioni dei punti equinoziali, comparate con quelle di Menelao fatte 782 anni avanti, lo posero in grado di sostituire al valore di Tolomeo di 36" il valore molto più esatto di 54" 33".

Tutte queste novità che l’esperienza ulteriore ha ratificato, mostrano qual valore avesse Albatenio come astronomo pratico, mentre nella teoria seguì Tolomeo in ogni cosa, limitandosi solo a migliorare qua e là alcune costanti. Albatenio però fece della trigonometria un uso assai più libero ed accorto che Tolomeo. Il suo libro è pieno di problemi di astronomia sferica, per la cui soluzione egli si serve frequentemente della proiezione ortografica, giungendo così ad una formula di cui nessuno si era valso prima di lui. Nei calcoli egli fa uso del seno, del coseno e del seno verso: le tangenti e le cotangenti non compaiono nelle sue tavole che come lunghezze d’ombra di un gnomone di data lunghezza. Una novità interessante per la storia della trigonometria è nel 26° capitolo la soluzione da lui trovata del problema di risolvere il triangolo sferico, dati un angolo e i due lati adiacenti. Nella traduzione di Platone Tiburtino, la sola che fosse nota agli astronomi fino ad oggi, questa parte era affatto guasta ed inintelligibile, così da dare ingiustamente origine a critiche di Regiomontano e di Delambre, che colla nuova interpretazione non hanno più ragione di essere. Anzi la trattazione di Albatenio, fondata sopra l’uso della proiezione ortografica, è ingegnosa ed interessante, e costituisce ora uno degli ornamenti più belli della nuova edizione.

Albatenio fece della sua opera due edizioni, una prima e l’altra dopo l’anno 901 di Cristo. Noi possediamo la seconda, alla quale soltanto si riferiscono i numerosi passi che il Nallino ha potuto rintracciare presso gli scrittori arabi. Del testo arabico non esiste più che un solo esemplare nella biblioteca dell’Escuriale, che il Nallino giudica esser stato scritto alla fine del secolo XI o al principio del XII. Contiene tutta intiera l’opera, testo e tavole, senza alcun titolo nè sottoscrizione.