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l’opera di j. h. van ’t hoff 61

ampia notorietà alle speculazioni del van ’t Hoff, ebbe per effetto immediato di risvegliare nuove e vivaci contraddizioni. Ermanno Kolbe, già vecchio ed illustre, uno degli uomini che più avevano contribuito allo sviluppo sperimentale della chimica organica e uno dei chimici più influenti del tempo, ben noto come critico acuto e polemista violento, che già nella teoria strutturistica vedeva un abuso di ipotesi ingiustificate e pericolose, diede tosto fiato ai suoi registri più acuti e pubblicò una nota col titolo Segni dei tempi, di cui può esser interessante riportar qualche brano.

«Io ho già additato la causa dell’odierno regresso della ricerca chimica in Germania nella mancanza di soda cultura generale. Ne è una conseguenza il rinascere della mala pianta di una filosofia naturale, apparentemente dotta e geniale, ma in realtà triviale e senza spirito, che cacciata 50 anni or sono dalla ricerca esatta, viene ora scovata nuovamente da pseudoscienziati, e simile ad una cortigiana, travestita alla moda e imbellettata di fresco, cerca di entrare di contrabbando nella buona società a cui non appartiene.

«Che se ciò sembri esagerato, si legga lo scritto di un sig. van ’t Hoff, ripieno di cattivi giuochi di fantasia, che io preferirei di ignorare, se un chimico distinto non gli avesse accordata la sua protezione. Questo dottor van ’t Hoff, impiegato ad una scuola veterinaria di Utrecht, non trova pare alcun gusto alla ricerca chimica esatta. Egli ha trovato più comodo inforcare un Pegaso da veterinaria, ed annunziarci come nel suo temerario volo attraverso al Parnasso chimico, gli siano apparsi disposti nello spazio gli atomi.

«Un tal modo di trattare le questioni scientifiche, non molto lontano dalla credenza nelle streghe e negli spiriti, è ritenuto per lecito da un chimico finora serio, come il signor Wislicenus. Egli dichiara con ciò di esser uscito dalle file degli scienziati esatti e di esser entrato nel novero di quei filosofi naturali di poca buona memoria, che solo un sottile medium separa ormai dagli spiritisti».

A questa filippica rispose il nostro nel modo più sobrio e più sereno. Ad una nota pubblicata nel 1877 egli premette poche parole dignitose, ma non prive di efficacia, e nell’ottobre del 1878 egli inizia la sua prolusione come professore ad Amsterdam, colla lettura testuale dell’attacco di Kolbe, ma ne prende occasione, non ad una polemica diretta, ma ad una