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serena rivendicazione della importanza e della legittimità dell’intervento della fantasia creatrice nelle scienze esatte.

Ma anche la requisitoria di Kolbe non ebbe maggior efficacia delle obbiezioni di Berthelot per trattenere il cammino della stereochimica verso il successo. Hans Landolt, il miglior conoscitore e sperimentatore nel campo della ottica chimica e della polarimetria, riconobbe che le nuove vedute rispondevano ai fatti sperimentali e il nostro Piutti fu uno dei primi a portare colle sue ricerche sulle asparagine stereoisomere, nuovi fatti in appoggio alle nuove teorie. Più importanti ancora furono alcuni gruppi di ricerche eseguite in Germania dopo il 1885. Oltre a quelle del Wislicenus sulle stereoisomerie dei composti non saturi, sono da ricordarsi quelle di A. von Baeyer sulle stereoisomerie dei composti idroaromatici e sulla stereochimica dei composti ciclici in genere.

Ma il più grande trionfo della nuova dottrina si ebbe quando Emilio Fischer, basandosi su di essa, potè primo risolvere il grande problema della costituzione degli zuccheri. Questa selva selvaggia, che fino allora aveva sfidato gli sforzi dei chimici, fu subito chiarita allorchè un così valente sperimentatore ebbe nelle mani il filo d’Arianna che solo poteva guidarlo alla meta.

La storia posteriore non è che un seguito di nuove conquiste. V. Meyer e Hantzsch e Werner mostrarono che in composti azotati non saturi, come le ossime, potevano intervenire isomerie del tipo cis e trans: nacque così la stereochimica dell’azoto. Ricerche più recenti ancora fra cui primeggiano quelle del Pope, hanno dimostrato che quando un atomo di un qualunque elemento tetravalente diventa asimmetrico, interviene l’attività ottica e la esistenza di due stereoisomeri. Si ebbero così composti otticamente attivi per un atomo asimmetrico di zolfo, di selenio, di stagno, di piombo. Anche atomi pentavalenti come quelli di azoto e di fosforo, possono dar luogo a formazione di stereomeri, come mostrò per il primo Le Bel.

Oggi a 37 anni di distanza, possiamo dire che poche teorie hanno potuto celebrare simili trionfi. Non un solo fatto bene accertato esiste a tutt’oggi che non fosse già preveduto e contenuto, almeno in germe, nella prima memoria del 74.

E cade a questo punto in acconcio di aggiungere qualche parola per esaminare più da vicino il merito intrinseco e il grado di originalità dell’opera di van ’t Hoff e di Le Bel, sul