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196 meno di un giorno

gendo le labbra in atto dispettoso e svincolandosi dal mio braccio, che voleva circondarle il busto. A un tratto mi guardò in faccia; aveva gli occhi umidi. Mormorò:

— Sei pure cattivo, cattivo oggi, nei primi momenti che siamo soli, dopo averlo tanto desiderato, mentre metto in pericolo il mio onore per te, forse la mia vita. —

La nube, che mi aveva oscurato per un istante il cervello, svanì; un’allegria nuova, divina, mi invase tutto, e certo il mio volto dovette trasfigurarsi perchè Matilde esclamò raggiante di gioia:

— Così mi piaci, così sono beata! —

I ciottoli del paesucolo di Caravaggio ci risvegliarono alla vita; ma quando la timonella si fu fermata all’albergo del Pellegrino, mettendo il piede a terra e aiutando la mia compagna a scendere, mi parve di barcollare. Ella mi disse infatti con un riso pieno di compiacenza:

— Sei ubriaco, bada di non cadere. —

Due servi e la padrona, vecchietta, grassoccia e sorridente, ci vennero incontro, e chi toglieva lo scialle e la sacchetta alla mia compagna, chi mi liberava dalla spolverina e dall’ombrello, solleciti, premurosi: s’indovinava che l’albergo era vuoto.

— Vorremmo desinare, ma bene e presto — dissi alla padrona.

Il cuoco, che con il suo grembiule quasi