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vade retro, satana 57

la propria immaginazione, la guerra spietata, che doveva muovere a’ propri sensi, il dubbio di essere già caduto, per causa delle sue debolezze, in qualche grave peccato: tutto ciò lo aveva incurvato della persona e prostrato di spirito. Si era tosto raddrizzato e animato; aveva tosto assunto un’aria lieta, quasi baldanzosa. — Morirò — ripeteva — morirò sull’altare. Uscirò da questo sozzo involucro di carne; diventerò puro spirito. Non più contrasti, non più rimorsi, la quiete dell’eternità.

Ma, durante il giorno, gli erano nati degli scrupoli. Poteva egli bere senz’altro? Non aveva egli l’obbligo di serbarsi alle miserie mortali per amor del prossimo? Il segreto della confessione doveva spingersi fino a danneggiare se stesso, quando il salvarsi non poteva creare sospetti verso nessuno? Cercò nelle decisioni dei Concilii, nel Rituale romano; guardò il Tractatus de Sacramento Poenitentiae; consultò gli scritti del cardinale di Lugo, del Coninck sulla Confessione; esaminò le opere di san Tommaso. In nessun luogo all’inviolabilità del sigillo erano ammesse eccezioni. Il prete anzi, con sommo sconforto, rinvenne un caso identico al suo, quello del beato padre del Buffalo, fondatore dei Missionarii del Prezioso Sangue, il quale, avvertito che il vino delle ampolle era avvelenato, andò ugualmente a celebrare la messa, si servì di quelle ampolle, di quel vino