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90 macchia grigia

s’affannano a spuntarla di proseguire il loro cammino! Lo spettacolo del contrasto fatale tra il moto e l’immobilità, eterno e d’ogni attimo, mette nell’anima un timido scoramento, e nello stesso tempo fa sorridere di un così cieco impeto nell’operare e di una così orba caparbietà nel resistere. C’è dei momenti, in cui le forze opposte della natura somigliano a fanciulli mal educati, l’uno dei quali gridi voglio, e l’altro, pestando i piedi, ripeta non voglio.

E su quei massi, i quali spuntano fuori dal letto, che non è un letto di pace, vegetano, seminati dal vento in un pugno di terra deposta colà dallo stesso vento a un granello alla volta, de’ virgulti di salici, degli arboscelli di pioppo, i quali canzonano, deboli e flessuosi, la furia che li circonda. La natura, come la vita, è una catena di vani sogghigni.

Se il masso non solleva molto la testa, l’acqua gli corre su, e scende poi in cascate gaie, cercando il piano più basso: è un cristallo terso, curvo, regolare, una campana lucida, un ombrello trasparente, con qualche filetto opaco di vetro di Murano; e si frange poi a’ piedi in ispruzzi d’infinite perlette bianche, di quelle che le Muranelle infilano le sere d’estate, sedute sul gradino della porta di casa, ciarlando di Tita e di Nane.

L’onda è avveduta: sceglie per solito il cammino migliore. Ma qualche volta si trova chiusa tra i sassi, e allora, non potendo