Pagina:Serao - All'erta, sentinella!, Milano, Galli, 1896.djvu/127

Da Wikisource.

all’erta, sentinella! 113

alla Vergine, per chiedere una grazia che il bambino porta con sè, nella tomba e in paradiso. Così Rocco Traetta aveva messa fra le dita del peccerillo una lettera diretta alla Madonna Addolorata, chiedendole che gli facesse la grazia. Vedeva passare la gente, Rocco Traetta; entravano, s’inginocchiavano, pregavano, senz’aver coraggio di dire nulla a quella tetra figura femminile di madre irrigidita. Nè lei tremò, quando il capitano Gigli, chiamatala fuori, tremando tutto, le disse:

— Dobbiamo andare.

— Andiamo, — diss’ella, risolutamente, macchinalmente avviandosi alla sua stanza, per prendere un mantello e un cappello.

Avrebbero accompagnato a Napoli il bimbo morto: e certo lo strappo era meno straziante che se avessero dovuto vederlo portar via, restando in casa. Uscivano, andavano insieme: questo lugubre viaggio avrebbe mitigato lo strazio. Il marito cercò di trattenere la moglie nella sua stanza, per non farle sentire il rumore della cassa che si chiudeva; erano i soldati che facevano questa operazione, delicatamente, senza far rumore. Ella non vide e non udì nulla. Rocco Traetta e Grazietta, erano presenti: la serva piangeva, silenziosamente, vedendo il piccolo cadavere acconciato nella cassa come in un lettuccio, la testina appoggiata sul raso del cuscino. Il galeotto, muto, non piangeva, ma aveva gli occhi rossi ardenti come se vi fosse