Pagina:Serao - All'erta, sentinella!, Milano, Galli, 1896.djvu/168

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154 terno secco


II.

Quando suonarono le cinque, dalla parrocchia di Santa Maria dell’Aiuto cominciò uno scampanìo, per il vespro che vi si diceva ogni mercoledì e ogni sabato, in onore della Vergine. Ma gli abitanti della piazzetta, dei Banchi Nuovi, di Donnalbina, di Santa Barbara, vicoli e vicoletti, piazzette e piazzettine, non se ne dettero neppure per intesi. Sapevano bene che il vespro suona tre volte, alla distanza di un’ora, per chiamare fedeli alla chiesa: e il vespro del sabato era sempre meno affollato, per qualche misteriosa ragione che dava molto da pensare al parroco. Invece del movimento solito, una gran pace regnava nella piazza da cui il sole si ritirava: ogni tanto essa era attraversata da una carrozzella lenta, vuota, col cocchiere sonnecchiante già nel pomeriggio estivo. Dopo che la campana del vespro tacque, un venditore ambulante attraversò la piazza, si fermò nel centro, espose la sua mercanzia e ne gridò il nome. Vendeva rose: rose di maggio. E non era un grido, era un canto, un lunghissimo canto malinconico e voluttuoso, come sazio di profumi. Diceva soltanto che le rose erano belle, che erano belle le rose: niente altro,