Pagina:Serao - All'erta, sentinella!, Milano, Galli, 1896.djvu/176

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162 terno secco

stalla al cocchiere della marchesa Casamarte, si partì, correndo, dal palazzo Ricciardi, in piazza Madonna dell’Aiuto: e i suoi zoccoli di legno, che portava per lavare la scuderia e le carrozze, risuonavano sul selciato. Dopo dieci minuti che era scomparso dalla strada di San Giovanni Maggiore, era di ritorno; piantato sull’angolo della piazza, col capo eretto, fra il gran silenzio pomeridiano, strillò:

— È uscito dodici! — tre! — novanta! — quarantadue! — ottantaquattro!

E allora un fermento, immediatamente, parve nascesse nelle case, nei portoni, nelle botteghe, nei bassi. Donna Sofia, la moglie del parrucchiere Rigillo, fu la prima a spalancare la finestra e a gridare:

— Carminiè, che è uscito?

E il monello, ritto sugli zoccoli, un po’ rovesciato il torace, a gola gonfia, gridò:

Dodici — tre — novanta — quarantadue — ottantaquattro.

Ora tutte le case si animavano, tutte le finestre si spalancavano, tutte le bottegaie comparivano sulle soglie delle botteghe, tutte le portinaie, in sottana e giacchetta di mussola bianca, in pianelle, ricomparivano ai portoni, curiose, coi pugni sui fianchi, con la faccia in aria. E da un abbaino sopra il portone, Gelsomina Santoro, tutt’arruffata ancora dal sonno, come un uccellino biondo che si desta gridò: