Pagina:Serao - All'erta, sentinella!, Milano, Galli, 1896.djvu/183

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terno secco 169

— No: è andata a prendere il caffè — disse la ragazza macchinalmente.

— Ah volevo salutarla... e darle una cosa. Noi stasera partiamo, la marchesa, il marchese e il contino, per Parigi. Chi lo avrebbe creduto un’ora fa? Mah! signore mie, tutto quel che succede, non si può immaginare. Stamattina al Monte di Pietà: stasera partiamo col vagone— letto.

— Anche voi, avete vinto? — domandò la signora, dal suo angolo, con una voce tramutata.

— Già, si può proprio dire che ho vinto io e non la marchesa. Portavo al Monte di Pietà quello spillone, quando Tommasina mi ha dato i numeri: e mi frullavano per la testa, non potevo pensare ad altro. Al Monte di Pietà, quanto ho dovuto aspettare! Di sabato tutti impegnano per poter giuocare al lotto. E mi hanno dato assai poco, poichè come vedono la folla di quelli che impegnano al Monte, diminuiscono la somma o ce ne restano pochi per tutti. Come fare? Tornavo a casa con la metà di quello che serviva alla marchesa: allora ho pensato d’impegnare anche la cartella del pegno o ho avuto altre settanta lire: così ho levato venti lire per la signora e due per me e le ho giocate. Quando la signora ha visto quei pochi quattrini, si è messa a piangere: è venuto il marito e hanno fatto una lite terribile. Che cani questi signori! Basta, quando è uscita l’estrazione, la signora stava col contino e non si è potuta trattenere; è tanto buona, ha detto