Pagina:Serao - All'erta, sentinella!, Milano, Galli, 1896.djvu/279

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trenta per cento 265

lutò, cavando il berretto dall’arma reale, entrarono nel parco profondo. La sottile ghiaia del viale coperta ancora di foglie gialle dell’inverno, ancora tutta umida di pioggia, non strideva neppure; e già i larghi prati in discesa, già gli alberi nudi si coprivano di una verdura tenue, chiara, già un sottile odore di violette si mescolava a quello fresco, umidiccio dei rosei anemoni, i fiorellini glaciali dei boschi oscuri dove non penetra sole. Andavano. Ella accanto a lui, man mano sentiva placarsi quelle sensazioni forti e fugaci di disperazione che dalla mattina avevano schiantato a intervalli il suo cuore risuscitato e una rinascente speranza di bene sorgeva, fresca, ingenua come la prima verdura dei boschi, come quella piccola flora della foresta, innocente e gelida. Egli, che non la vedeva da vicino da molto tempo, si lasciava andare al puro diletto di contemplarla, nei suoi abiti neri scintillanti di giaietto, bianca e bionda, con un’aria giovanile, come una giovanetta che allora si affaccia alla esistenza. Andavano. Ora ella sentiva staccata da sè la sua pena: ma sentiva freddamente, serenamente, che aveva da compiere un dovere, uno stretto dovere verso suo marito che era in pericolo. L’ultimo dovere — pensava — e questa parola ultimo, bizzarra, fatidica, a lei ancora inesplicabile, le ritornava continuamente alle labbra, come se fosse la parola della sua esistenza.