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328 o giovannino o la morte

se fosse insistentemente tormentato dal problema dell’esistenza.

— Io non so nulla, Giovannino. Questa matrigna è crudele.

— Tanto crudele? Non sarebbe possibile di vincerla?

— Io non mi ci metto — diss’ella muovendo le labbra per disdegno. — Io non so umiliarmi.

— Non ci è umiliazione; è come se fosse tua madre.

— Dio ne guardi! — esclamò quella, segnandosi.

— Perchè non hai voluto mai che ci parlassi io? — continuò lui, come proseguendo a riflettere. — Vuoi che ci parli io?.

— Non ne ricavi nulla.

— Chissà!

— È una donna vile, non apprezza che il denaro.

— Il denaro è una bella cosa — osservò lui, — dopo l’amore.

— Credo che non abbia mai amato nessuno, lei — ribattè Chiarina sempre sdegnata.

— Potrebbe amarti, se tu lo volessi.

— Che debbo volere, se mi schiaffeggia, se mi chiude in casa? Sto chiusa dentro, come i carcerati. E se ritorna, ora, e ci trova parlando, mi batte di nuovo, lo vedrai.

— Allora me ne vado.

— No, no, Giovannino — pregò lei, — non te ne andare, non te ne andare.