Pagina:Serao - All'erta, sentinella!, Milano, Galli, 1896.djvu/363

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o giovannino o la morte 349

la matrigna e Giovannino discorrevano insieme senza che essa se ne accorgesse nemmeno. Egli parlava alla grossa donna, tutta leziosa nelle sue vestaglie da giovinetta, con un profondo rispetto che la lusingava e aveva certe arie di attenzione, nell’ascoltarla, che lusingavano la grossa donna, rossa e tronfia. Ma come Chiarina levava gli occhi, Giovannino ricominciava a guardare la sua fidanzata con tanta tenerezza, che ella si sentiva morire d’amore, le parlava con tanta dolcezza, che ella smetteva di lavorare, vinta: e la macchina taceva. Ora, discorrevano spesso della loro futura casa: cioè Giovannino faceva il disegno di una bella stanza da letto, con un grande letto di ottone scintillante, appositamente fatto da Angelo Pesce, con un armadio di mogano, tutto scolpito e una grande lastra di cristallo per vedersi:

— Ci vuole la toelette di mogano col marmo grigio — suggeriva maternamente donna Gabriella.

— Anche la toelette, naturalmente, e una bella poltrona a sdraio, a piedi del letto, perchè adesso così usa — aggiungeva Giovannino.

Quando udiva questi dolci progetti Chiarina, che amava sempre più Giovannino, si perdeva nei sogni più lieti. Il giorno del matrimonio rappresentava per lei la liberazione, tutto l’oblio naturale del doloroso passato, il principio di una serena vita nuova, accanto al suo amore, loro due, soli