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360 o giovannino o la morte


— Non esagerare.

— Non sai che il mio povero papà è morto per il ribrezzo, per l’orrore che ne aveva?

— Non esagerare.

— Non sai che io ne morrò, per la pena?

— Non si muore per così poco, — mormorò lui, sorridendo, nell’ombra.

— O amor mio, amor mio, — gridò ella, torcendosi le braccia, — come potete voi far questo amandomi?

— Calmati, Clara calmati, — fece lui spaventato.

E le prese le mani, nell’ombra, gliele carezzò, le disse sottovoce delle parole vaghe, quasi per stordirla nel suo dolore. Ella ascoltava, ancora fremente, chetandosi a poco a poco; egli arrivava, adesso, a dei discorsi più pratici, più positivi.

— Figliuola mia, tu stessa mi hai pregato di trovare del lavoro, per non campar di elemosina della matrigna. Ho cercato, hai visto, ho cercato assai, non ho trovato niente: tutto è questione di fortuna, di protezione. D’altronde tant’altra gente in merito, più di me, sta sul lastrico. Io non ho trovato nulla. Allora ho pensato di rendermi utile alla matrigna. Ti credi che non mi sia costato? Ho sofferto, ma ho sopportato, per amor tuo, per non farti vivere di elemosina...

Ella singhiozzò nell’ombra.

— Non piangere, Clara, non ci è da piangere. Certo, non è un bel mestiere; ma per te, farei