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all’erta, sentinella! 71

vano abbandonati; la forgia non faceva più udire il suo martellare continuo le fabbriche erano restate deserte e dappertutto si formavano dei capannelli di galeotti e di soldati. In un momento che il capitano Gigli rientrava nella sua stanza di direzione, il suo bimbo comparve sul balcone e gli gridò, ridendo, agitando il fazzoletto:

— Venezia è italiana.

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Alle quattro un rullo di tamburo si era udito per tutta l’isola, e dal quartiere, dalle case, dagli stanzoni di ordinanza, dalla così detta fureria, soldati e ufficiali si erano tutti portati sulla larga piazza, innanzi alla casa del direttore. Soldati e ufficiali erano in tenuta di gala, come nel giorno dello Statuto: e ne arrivavano sempre alla spicciolata, che avevano perduto tempo, i soldati, a lustrare la fibbia del centurino, a rimettere i bottoni alle ghette. Un gran chiacchierio vivace si udiva dappertutto. Poi lentamente, a squadre, due per due, arrivarono i galeotti condotti dai capisquadra e dai carcerieri. Come arrivavano, sulla grande piazza, si andavano disponendo a scaglioni, regolarmente: e man mano, sospinti un po’ innanzi, i soldati formarono un quadrato, innanzi alla casa del direttore, tenendo in mezzo gli ufficiali. Dietro i soldati, si distendevano le lunghe file dei galeotti, dai berretti rossi e dai berretti verdi, dalle facce scialbe, dalle facce colorite da un sangue viziato che neanche