Pagina:Serao - Cristina, Roma, Voghera, 1908.djvu/130

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128 sacrilegio


do, piangendo a riprese, coi singhiozzi che rompevano le parole, col rossore dello sdegno che asciugava le lagrime, coi fremiti della gelosia che ancora le facevano morire la voce, ora abbandonandosi nella desolazione, ora rialzandosi nella collera, ella disse come si era perduta. Era un racconto informe, affogato, tutto ripetizioni, tutto intralciato di osservazioni, di esclamazioni, ricominciato cinque o sei volte, affannoso, balzante dall’ironia alla passione, dalla tenerezza al furore. Lei raccontava, esaltandosi, inebriandosi della propria voce, ascoltandosi, come se Guido non fosse più