Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
idilio di pulcinella. | 267 |
— Sì, ogni sera — riprese lui con uno sforzo penoso — ogni sera vado a lavorare.
— È un lavoro faticoso? — domandò Sofia con bontà.
— No... non molto; ed anche mi ci sono abituato.
— In commercio forse?
Che cosa doveva risponderle? Gettarle la verità in volto e fuggire? L’amava, l’amava passionatamente, l’amava per le sue stesse parole di disprezzo. L’amava, mentì.
— Sì, in commercio in una casa bancaria. Ci vado alle quattro e ne esco ogni sera alla mezzanotte.
Ed aggiunse il suo nome ed il cognome di sua madre: Rosati. Così l’inganno era completo. Dopo si congedò, andò a casa abbattuto, pallido, ferito al cuore. Sul teatro l’amore era sempre una gaia commedia, ma nella vita diventava per lui un dramma doloroso; il primo giorno della sua felicità, egli era tanto, tanto infelice!
III.
La mattina egli la passava presso di lei; seduto sulla sedia dove ella appoggiava i piedini, scherzando con i gomitoli di lana che le servivano per il ricamo, parlandole a voce sommessa, mentre la madre andava e veniva per le stanze. Non arrivavano mai visite, la camera era silenziosa, piena di luce e di sole; dei fiori erano messi qua e là in certi grandi vasi di cristallo tersi e puliti; Sofia si de-