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La piccola Maria 213


tutte le notti, tornando a casa, e tutte le mattine, levandosi, come un bimbo, egli che aveva trentasette anni, come un devoto della Madonna, egli che non credeva. Non aveva più nulla, di lei: nulla. Crudelmente e ostinatamente, ella si era ripreso tutto: ed era, poi, andata via anche lei. E perchè, allora, gli aveva lasciato quell’orologetto che beffardamente segnava, con le sue sottili piccole sfere, le ore azzurre? Ella lo aveva dimenticato, forse: e le ore di Paolo non avevano più nessuna tinta, erano fatte di una immutabile ombra.

L’orologetto segnava le undici e mezzo. Egli si ricordava che nel tempo in cui Maria lo amava, quest’ora della sua serata passava sempre accanto a lei, non soli sempre, ma sempre insieme. Egli la cercava in qualche teatro, in qualche ritrovo, in qualche casa di comuni amici, e appena entrato nella sala, la vedeva, subito, senza averla neppure quasi guardata, la vedeva col suo visetto un po’ lungo, coi suoi denti minuti e bianchi, che il sorriso delle pallide labbra scovriva