Pagina:Serao - Il romanzo della fanciulla, R. Bemporad & figlio, Firenze, 1921.djvu/162

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158 nella lava


lezza armonica di cose, stringendola a sè come per protezione; la donna levando il capo, amorosamente, verso l’uomo, bevendo le sue parole, inebbriandolo col suo sorriso.

Tutto quel boschetto era pieno di questo sussurrìo di parole dolci, di questi sguardi innamorati, di queste luminosità di sorrisi; tutto il boschetto delle acacie frondose, dall’odore refrigerante, delle quercie alte e nere, era pieno di questo grande tremito d’emozione dell’amore. E Caterina Borrelli che fingeva di essere scettica, poichè aveva letto troppi romanzi, si lasciava anch’essa prendere dalla bellezza molle e serena di quella sera: e la tormentata fisonomìa, che l’occhialino sul naso rendeva più originale, si distendeva e diventava quasi piacente. Infarcita di cattiva letteratura e di poesia idealistica, ella andava ripetendo sottovoce dei versi di Prati, malinconici:

Ventiquattr’anni aveva quella gentile....

Annina Casale ascoltava, sospirando, pensando allo studente di legge che l’aveva tradita: ma dietro di lei un altro studente, questa volta di medicina, veniva passo passo, camminando piano, fumando un grosso sigaro, di cui Annina vedeva bruciare la punta, guardando un po’ di fianco; e il nuovo idillio si andava svolgendo con una certa lentezza. Annina non si voltava troppo; proprio allora Caterina Borrelli aveva finito di farle una predica piena di rettorica, sugli amori inutili.

Le Fusco, i due Ajaci del Teatro Nuovo, erano ferme presso il tempio di Virgilio, sedute sopra un