Pagina:Serao - Il romanzo della fanciulla, R. Bemporad & figlio, Firenze, 1921.djvu/189

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nella lava 185


meraviglioso, provando ogni tanto un brivido di terrore, quando fra la folla correva come un ritornello:

— La terza lava minaccia Napoli. —

Invano Carluccio Finoia e Rocco Marzolla le pregavano di andar via, ormai avevano visto abbastanza; invano offrivano loro, in due, con uno sforzo comune di borsa, di condurle al caffè di via Principessa Margherita, a prendere una granita: esse resistevano, prese da una grande stupefazione, dimenticavano di litigare fra loro, oppresse da quell’immenso bagliore. Correva fra la gente la storia delle vittime: una bella signora, un dottore, due fidanzati, e poi un gruppo di studenti, un gruppo di contadini, due guide. I nomi? I nomi non si sapevano, i giornali non erano ancora usciti.

Annina Casale e Caterina Borrelli erano appoggiate al parapetto di via del Gigante, fra la gente che restava ferma da due ore, a guardare i visibili progressi dell’eruzione: Annina Casale aveva un occhialino, vedeva finanche fiammeggiare, un minuto solo, gli alberi, come un fiammifero che si accende, prima ancora che la lava li toccasse: Caterina Borrelli recitava sotto voce un brano degli Ultimi giorni di Pompei, di Bulwer Lytton; ma anche esse avevano un principio di costernazione nell’anima, la frase era ripetuta continuamente intorno a loro:

— La terza lava minaccia Napoli. —

In casa di uno zio ricco, sopra un balcone del vicolo d’Afflitto, in linea retta della via Santa Brigida, donde si scopriva tutto il Vesuvio, era la famiglia Malagrida, padre, madre, figliuola, con Arturo Ajello, fidanzato di