Pagina:Serao - Il romanzo della fanciulla, R. Bemporad & figlio, Firenze, 1921.djvu/192

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188 nella lava


mani per Roma, per Firenze, che diamine, non si era mica ai tempi di Pompei, si poteva scappare. Anche le Galanti erano un po’ impressionate, dicevano anche esse di volersene andare un po’ in campagna, non per paura, ma via, Napoli non era piacevole, con quelle montagne traboccanti lava da tutte le parti. Ed erano tanto immerse in quella contemplazione, che non badarono a dir male delle Altifreda che passavano in carrozza, lentamente, pel Chiatamone, andando verso la Riviera, godendosi tutta la eruzione.

Sopra una finestrella di Capodimonte, Annina Manetta si torturava di impazienza, aspettando, per poter uscire, Pasqualino Spano che non veniva; nel padiglione del Divino Amore era arrivato il Pungolo con le notizie. Enrichetta Caputo ch’era febbricitante quella sera, lo aveva letto, aveva dato un grido ed era svenuta. La madre e Ciccillo de Marco la soccorrevano: il gobbo aveva letto il giornale, impallidendo, pensando che ormai Enrichetta era sua, per riconoscenza; egli le aveva impedito, la sera prima, di salire sul Vesuvio, con coloro che erano venuti a prenderla. E in una villa di Posillipo, i due sposi innamorati, Peppino Sarnelli e la primogenita delle Cafaro, belli, ricchi, buoni, guardavano l’eruzione, abbracciati, non avendo paura, poichè nulla spaventa gli amanti che si abbracciano.

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Il Pungolo dava la prima lista delle vittime: Pasqualino Spano, studente in medicina, ritrovato il corpo.

Tommaso Vanacore — guida — ritrovato il corpo.

Guido Castelforte — anni 24 — dottore in medicina