Pagina:Serao - Il romanzo della fanciulla, R. Bemporad & figlio, Firenze, 1921.djvu/235

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scuola normale femminile 231


— O dovrebbe andarsene agli asili, — soggiunse Mercanti.

— Sì, sì, cinquanta lire il mese, e la ritenuta, e la salute rimessa!

— È vero, è vero, — ripetevano le altre, a bassa voce.

E ognuna, in sè, provava uno scoramento profondo; ognuna pensava a quello che le resterebbe da fare, essendo riprovata. E all’idea morale dello scorno che faceva salire il rossore al loro volto, si sovrapponeva quella materiale, più urgente, del bisogno che stringeva loro il cuore; ognuna pensava a quel lungo sacrificio di tre anni, andando a letto tardi per studiare, levandosi presto quando s’aveva voglia di dormire, uscendo con la pioggia, col freddo, con l’umido, senza ombrello, senza mantello, con le scarpe sottili, con la tosse, mangiando poco, risicando il soldo per comprare i libri e rinunziando a un cappello, per avere una scatola di compassi. Che schianto, la riprovazione! Che fare, dopo? Dove trovare i quattrini, la pazienza, la volontà, la forza per continuare quella vita, un altro anno? Come ricominciare quell’ansietà degli esami, pel telegrafo, per gli asili?

Quaranta minuti erano passati, la bidella Rosa comparve sotto la porta e lesse altri quattro nomi:

— Casale, De Donato, Defeo, De Sanctis, all’esame! —

Ma l’uscita di queste altre quattro fu poco osservata, niuna badò alla titubanza malinconica di Annina Casale, alla rassegnazione muta di Defeo, alla falsa aria di sicurezza della De Donato che aveva una paura immensa, all’aria di povera bestia che va al macello di