Pagina:Serao - Il romanzo della fanciulla, R. Bemporad & figlio, Firenze, 1921.djvu/238

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234 scuola normale femminile


selciato, dal balconcino di un ignobile albergo, in un vicolo dei Guantai. Nella convulsione, di sotto le palpebre abbassate, sulle guancie della Barracco scendevano grosse lagrime, e le compagne, intorno, non sapevano fare altro, dopo averle aperto il vestito, che farle odorare una rosa che portava sul petto la Mercanti. L’avevano approvata, la Barracco, ma non era possibile esser mai felice, mai più, con quella tetra visione della madre sfracellata, giù nella via: tutte parlavano sottovoce della tragedia, Borrelli bagnava le tempie di Barracco con un fazzoletto molle di acqua. E Bellezza non sorrideva, non piangeva, aveva sempre il suo contegno di persona dubbiosa: e dentro di sè sospettava, sospettava forte di avere sbagliato tutta la dimostrazione di aritmetica. Non osava domandare a Checchina Vetromile, se bastava il metodo di falsa supposizione, a risolvere quel problema di regola di società: non osava, temendo di aver la certezza del suo errore.

— Deste, Diaz, Donnarumma e Fiorillo! — chiamò la bidella.

Tutte si rivolsero a veder passare Isabella Diaz. In verità era così laida col suo viso senza ciglia e senza sopracciglia, di un pallore giallastro e come untuoso, con quella vecchia parrucca rossastra, con quel cuffiotto di merletto di cotone dai nastri verde-pisello, che facea nausea: e con lei Luisetta Deste era così carina nella sua bellezzina piccoletta, Carmela Fiorillo era così simpatica coi suoi occhi andalusi e le sue labbra vivide come il fiore del melagrano, Argia Donnarumma era così forte e piacente nella sua robustezza,