Pagina:Serao - La conquista di Roma.djvu/385

Da Wikisource.

La Conquista di Roma 381

temeva la risposta, la risposta serena, ma crudele della donna che non ama e a cui la pietà, per quanto grande, non concede di mentire.

Così, naturalmente, in questa loro singolare relazione, senza nessuno suo sforzo, donna Angelica nulla doveva concedere del suo cuore e nulla le si doveva chiedere che concedesse: tacitamente, senz’altro, era stato inteso che ella accettasse, sopportasse, subisse l’amore, senza mai aver l’obbligo di ricambiarlo. Ella era la immagine benedetta che si degnava tenere gli occhi pieni di grazia sul suo devoto — e il devoto la benediceva sempre più, l’adorava, le parlava del suo amore. Sotto i grandi alberi di Via Angelica, attraverso i quali il fiume s’inargenta, andando fra gli odori forti campestri sul terreno duro, egli, poco a poco, come quel cullamento triste della voce di donn’Angelica si affievoliva, le parlava sottovoce del suo amore. Sulle prime erano delle frasi tronche che la passione spezzava, il riassunto frettoloso di quello che aveva pensato e sentito nei giorni in cui non l’aveva vista, o, vedendola, non aveva potuto parlarle: e allora, pronunziando quelle frasi smozzicate, quasi violente, la fissava con certi occhi pazzi, che a lei